… anche delle terre di scavo delle gallerie TAV di Firenze?
Ancora una volta la sonnolenza e la calura estiva sembrano portare le cose peggiori nel nostro paese: pare sia arrivato un decreto che “ripulisce” tutte le terre che saranno prodotte in Italia negli scavi sotterranei come quelli del sottoattraversamento AV di Firenze, anche se contaminate. “Calcestruzzo, bentonite, polivinilcloruro, vetroresina, miscele cementizie e additivi”? Con poche righe diverrebbero “sottoprodotti” e non più rifiuti, utilizzabili anche per “risanamenti ambientali” come quelli previsti in Valdarno nella ex miniera di Santa Barbara.
La vergogna di una tale ipotesi dovrebbe far sollevare chiunque abbia a cuore il futuro dell’ambiente che viviamo, ma l’anestesia morale e culturale italiana pare tenere.
Un tale tentativo mette subito in primo piano come le “grandi opere” in Italia siano progettate e realizzate in maniera cialtrona da un sistema di grandi imprese che, se non avessero una compiacente copertura da parte dei decisori politici, sarebbero già chiuse.
Ma in realtà pare che questa torrida estate abbia partorito solo un topolino dalla dubbia sopravvivenza. Per quello che riguarda Firenze non è certo l’avvio immediato dei motori della fresa: la delibera regionale che ha bocciato la possibilità di conferire i terreni in Valdarno blocca per ora qualunque inizio di scavo. Tutto l’iter burocratico/amministrativo deve essere riproposto e approvato, anche se forse troverà funzionari molto più compiacenti dopo i trasferimenti avvenuti di recente in Regione.
Da parte dei sostenitori del sottoattraversamento si è parlato di accettazione del regolamento da parte della Commissione europea sulla base del “silenzio assenso”; in realtà tale principio non esiste nelle procedure europee, l’unica cosa che si è avuta è un parere della “Commissione industria” (non “ambiente”) che “ha deciso di non reagire su questa proposta di decreto nel quadro della procedura in quanto essa non crea ostacoli alla libera circolazione delle merci” (sic). Dove sia l’accettazione del “regolamento” da un punto di vista ambientale ce lo dovrebbero spiegare Nodavia (la ditta che dovrebbe realizzare i tunnel), le Ferrovie, la Regione Toscana.
L’impressione è che la Commissione Ambiente di Bruxelles non abbia espresso nessun parere in proposito perché in passato aveva già stigmatizzato un analogo decreto presentato dalla ex ministra Prestigiacomo. Il rischio di una procedura d’infrazione per il nostro paese a seguito di questo regolamento parrebbe piuttosto alto, ma questo non pare preoccupare i decisori: le eventuali sanzioni saranno sempre a carico dei soliti contribuenti.
Intanto Monnalisa (il nome della fresa che dovrebbe realizzare i tunnel fiorentini) giace al sole estivo e costa ai contribuenti 5 milioni di euro al mese di noleggio; questo non pare scandalizzare nessuno dentro i palazzi della politica che sostengono questa grande opera inutile; i cittadini si chiedono il perché di tanta compiacenza e silenzio per questi sprechi.