CEMENTIFICAZIONE
Monthly Archives: Gennaio 2011
9 – 16 gennaio
- Dubbi tra le Province per le nuove regole limitative (Il Tirreno, 10 gennaio)
- Pisa: perchè va messo un limite al fotovoltaico (G. Sanavio, Ass. Prov.) (Il Tirreno, 11 gennaio)
- Regione: partono le consultazioni sulla delibera: Sel manifesta contro (Il Tirreno, 13 gennaio)
- Il PD Toscano: si alle regole per lo sviluppo ma senza schematismi (Il Tirreno, 14 gennaio)
- Piombino: SEL e Legambiente favorevoli alle regole sul fotovoltaico (Il Tirreno, 14 gennaio)
- Castelnuovo Val di Cecina (Gr): ricorso al TAR contro il parco solare (Il Tirreno, 11 gennaio)
- Piombino: Pannelli solari autorizzati su oltre 1 milione di mq. (Il Tirreno, 13 gennaio)
- Piombino: la Regione pronta a cancellare i progetti in corso in Val di Cornia (Il Tirreno, 13 gennaio)
- Manciano (Gr): Legambiente contro il fotovoltaico su terreni agricoli (Il Tirreno, 14 gennaio)
- Orbetello: No alla Tirrenica sopra i poggi (Il Tirreno, 10 gennaio)
- Siena: obbiettivo Carbon Free 2015 (Corriere di Siena, 12 gennaio)
- Siena punta sull’economia verde (L’Unità Tosc. 12 gennaio)
- Il comitato per Campiglia presenta 20 osservazioni al piano per Rimigliano (Il Tirreno, 9 gennaio)
- Piombino: Convegno del Comitato “Giù le mani da Baratti” (Il Tirreno, 12 gennaio)
- Piombino: esperti al confronto sul golfo insidiato (Il Tirreno, 15 gennaio)
- Apuane: un comitato contro il progetto Henraux di un tunnel al Monte Altissimo (Il Tirreno, 12 gennaio)
- Grosseto: il Comitato “SOS Braccagni” contro il polo logistico (Il Tirreno, 15 gennaio)
- Grosseto: Ambientalisti all’attacco: geotermia pericolosa (Il Tirreno, 15 gennaio)
- Lucca: il PD contro la cementificazione (Il Tirreno, 9 gennaio)
- Lucca: La Variante torna in consiglio comunale (Il Tirreno, 12 gennaio)
- Siena: Si vota il Regolamento Urbanistico della discordia (L’Unità Toscana, 9 gennaio)
- Casole d’Elsa (SI): un concentrato di mala urbanistica (Eddyburg, 10 gennaio)
- Livorno, nuovo PRG: stop all’espansione residenziale (Il Tirreno, 12 gennaio)
- Firenze, duello sul Multiplex tra De Zordo e il PD (Corriere Fior. 13 gennaio)
- Firenze, Multiplex: botta e risposta tra De Zordo e PD (L’Unità Tosc. 13 gennaio)
- Il contadini veneti: “meglio la terra dei soldi” (La Repubblica, 10 gennaio)
- Raddoppiano i No delle Soprintendenze agli interventi in aree vincolate (il Sole 24ore, 10 gennaio)
- La Consulta dice Si a 4 importanti referendum (Eddyburg, 13 gennaio)
- Due interventi su lavoro e territorio (Il Manifesto, 13 gennaio)
- A proposito del libro di Salvatore Settis (La Nuova Sardegna, 15 gennaio)
Casole d’Elsa. Un concentrato di mala urbanistica toscana (di Paolo Baldeschi)
Il grande protagonista di tutte le vicende è Piero Pii, già vicepresidente del consiglio regionale toscano, in buoni rapporti con Riccardo Conti, ex assessore al territorio e infrastrutture della Regione. Pii è sindaco di Casole d’Elsa, per l’allora Pds, dal 1994 al 2004, mentre nel 2004 come continuatrice del tracciato di mala urbanistica gli succede Valentina Feti (Ds), precedente vicesindaco. Nel frattempo la società Castello di Casole, promotrice di varie iniziative immobiliari e proprietaria di aree nel comune, dà l’incarico a Pii, per 140.000 euro l’anno, di seguire le proprie pratiche urbanistiche ed edilizie presso il Comune. A perfezionare il tutto, nel 2009 Piero Pii si presenta di nuovo alle elezioni, questa volta contro il suo ex partito, a capo di una lista civica appoggiata dal Pdl e, diventato sindaco per una manciata di voti, adotta una Variante al Piano strutturale destinata far scuola su come si aggirino le norme urbanistiche. Una Variante, si è detto, che vorrebbe sanare le precedenti malefatte e compensare i privati ‘penalizzati’ dai sequestri dalla Procura della Repubblica.
Affinché i lettori di Eddyburg possano apprezzare pienamente l’operato del Comune e il ruolo politico della Regione dobbiamo, rapidamente e omettendo molti particolari e aggravanti, accennare all’operazione cardine di dieci anni di mala urbanistica, un Piano integrato di intervento (P.I.I, come il suo ispiratore) la ‘madre’ di molti degli abusi urbanistici edilizi, paesaggistici e ambientali che sanciscono il primato negativo di Casole. Il Piano integrato di intervento è uno strumento urbanistico che per legge dovrebbe durare non oltre il mandato dell’amministrazione promotrice, finalizzato a realizzare opere pubbliche (strade, infrastrutture, spazi collettivi, ecc.), mentre i privati possono proporvi l’inserimento di loro progetti non oltre il termine perentorio di 60 giorni dalla data di approvazione del piano. Il Comune di Casole, infischiandosene della legge, tiene invece aperto il piano ‘sine die’, inserendovi via via gli interventi richiesti dai promotori immobiliari, difformi dal PS ma regolarmente pubblicati sul Bollettino ufficiale della Regione. Fra questi spicca il piano di recupero di San Severo, inserito nell’aprile 2004 (quindi 3 anni dopo la scadenza ‘perentoria’), e approvato nel 2005.
Il piano ‘recupera’ un podere con due case coloniche, stalle e altri annessi per un totale di 5860 mc trasformandolo in edilizia residenziale a villette per 7.530 mc (Il P.I.I. prescriveva che la volumetria del piano di recupero non dovesse superare quella esistente), ma il Comune generosamente rilascia permessi per quasi 11.200 mc e i costruttori, non contenti, ne realizzano più di 12.000 divisi in 55 appartamenti. Osserva, a tale proposito, il dott. Formisano, Sostituto Procuratore presso il tribunale di Siena, che “è evidente che in tanto l’impresa ha edificato oltre il consentito in quanto era certa che l’Amministrazione avrebbe comunque assentito ogni eventuale abuso. I rapporti con l’Amministrazione erano di tale natura che mai vi sarebbe stato un controllo con successivi provvedimenti di demolizione degli abusi realizzati. Il silenzio serbato dell’Amministrazione, che si è limitata ad attendere gli sviluppi delle indagini ed a porre in essere solo gli accertamenti obbligati, dimostra in modo evidente la volontà di ridimensionare le condotte poste in essere dagli indagati. Appare sin troppo evidente che si ignorano le responsabilità e gli obblighi che la normativa urbanistica riserva agli uffici comunali in materia”. Intanto, di fronte a incriminazioni, sequestri, ricorsi al Tar, denunce di comitati, di cittadini, circostanziate ricostruzioni delle vicende da parte di Italia Nostra, articoli di giornale, inchieste televisive, pareri negativi dei suoi stessi uffici, la Regione si tappa gli occhi, le orecchie (e il naso), rimanendo inerte e continuando a pubblicare sul proprio Bollettino ufficiale le varianti al Regolamento urbanistico (complessivamente 24), al P.I.I. e al Piano di recupero, che via via il Comune approva in un quadro di totale illegalità.
Gli abusi edilizi si sommano, perciò, agli abusi urbanistici che, a loro volta, si inquadrano in una sostanziale difformità del Regolamento urbanistico approvato nel maggio del 2001 rispetto al PS vigente, le cui previsioni, come viene ammesso nella Relazione della Variante al Piano strutturale del novembre 2010, superano largamente quelle consentite.
Arriviamo ai nostri giorni: venendo a mancare le coperture politiche, la situazione diventa insostenibile per l’amministrazione comunale. Nel giugno 2010 viene, perciò, approvata una Variante di ‘assestamento’ al Regolamento urbanistico che sostanzialmente conferma, con qualche ridimensionamento minore, le previsioni del precedente Regolamento, mettendole ‘in salvaguardia’: vale a dire ‘congelandole’, in attesa che una Variante al PS sani la situazione, ratificando quanto anticipato in quella di assestamento.
Siamo giunti, quindi, alla Variante al PS, adottata nel novembre del 2010 che ha l’obiettivo di ‘sdoganare’ le operazioni messe in salvaguardia. Il dimensionamento residenziale è basato su una previsione di crescita della popolazione da 3860 a 5660 unità (il 50%) pari a 180.000 mc di edificazione, quasi tutta nuova. A questo dimensionamento ‘domestico’ si sommano 1.440 posti letto per attività turistico ricettive – pari a 120.000-140.000 mc, – che si vanno ad aggiungere ai 380 posti letto esistenti, con un incremento quasi del 400% (saranno tutti confermati nella destinazione?). Infine la Variante prevede addirittura 210.000 mq di superficie coperta per attività artigianali/industriale e commerciali/direzionali; ciò significa un impegno di suolo circa 70 ettari e implicherebbe un’occupazione, a regime, di circa 3.500-4.000 addetti. Si tratta evidentemente di previsioni ipertrofiche, non sorrette da alcuna analisi della domanda (le aree industriali presenti sono solo parzialmente utilizzate). O meglio, la stima della domanda residenziale è basata su un incremento di quasi novecento residenti nell’ultimo decennio, attirati da altri comuni con l’offerta di case: si offrono abitazioni si aumenta la popolazione e sulla base di questo aumento si ipotizza una nuova domanda (mentre è evidentemente l’offerta che comanda), un vecchio trucco che premia i comuni meno virtuosi.
Ciò che, tuttavia, maggiormente stupisce è l’assenza nel PS di qualsiasi analisi sulla dotazione di risorse, forse contenuta nella Valutazione strategica che dovrebbe essere allegata al piano, ma di cui il garante alla comunicazione del Comune non ha dato notizia. Ma, in un’ottica ancora più complessiva, è tutto il Piano strutturale – variante o non variante – che tradisce non solo la norma, ma lo spirito della legge di governo del territorio e del PIT, con buona pace dell’invariante strutturale ‘patrimonio collinare ‘ che in quella parte di territorio vieta lottizzazioni residenziali. Basti dire che, incredibilmente lo Statuto del territorio (che nelle NTA viene ancora chiamato ‘dei luoghi’) non contiene né l’individuazione delle invarianti, né una qualunque disciplina di tutela ambientale e paesaggistica, limitandosi a indicazioni generiche, non statutarie, e rimandando ogni eventuale disciplina al Regolamento urbanistico. La Variante al PS ha, evidentemente, un unico scopo: tentare di sanare il cumulo di atti illegali pregressi, mettere al riparo i responsabili dalle incriminazioni passate e future della Procura della Repubblica e accontentare società immobiliari e costruttori.
La Variante ora adottata dovrà essere esaminata dagli uffici della Regione. Sarà interessante vedere se questi non avranno nulla da obiettare (come è avvenuto in passato in tutto l’iter del Piano integrato di intervento e delle varianti al regolamento urbanistico) o se la Regione eserciterà il suo ruolo di garante del rispetto della legge nei confronti dei cittadini. I quali confidano che la nuova amministrazione regionale segni un punto di svolta in materia urbanistica rispetto a quella precedente.
[1] Si veda la relazione allegata dell’arch. Maurizio De Zordo, funzionario della Regione Toscana, relativa a un’altra operazione abusiva nel Podere alle Vigne, con pressappoco gli stessi protagonisti del piano di recupero di San Severo
2 – 8 Gennaio 2011
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Populonia e Baratti: le parole dei cittadini
Convegno a Piombino sul Piano di Baratti
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- Firenze: il Multiplex gioca l’ultima carta (Repubblica Fi. 5 gennaio)
- Legge anti multisale: scintille tra Pd e Idv (L’Unità Toscana 5 gennaio)
- Approvata la proposta di legge che istituisce l’Authority per i porti regionali(Tirreno 6 gennaio)
- Firenze: intervista a Renzi sul 2011 (Corriere Fior. 4 gennaio)
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- Come avere cura del territorio (il Manifesto, 2 gennaio)
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- G. Viale: Rifiuti, il quarto miracolo (il Manifesto, 4 gennaio)
- Il grande tubo dalla Puglia all’Emilia (Repubblica, 5 gennaio)
- La proposta del neoambientalismo e gli errori della sinistra (il Manifesto, 6 gennaio)