25 – 31 gennaio

Prima Pagina
E’ ufficiale: L’autostrada Tirrenica passerà sull’Aurelia
Si estende la protesta contro l’incenerimento dei rifiuti
comitati e associazioni
LA GESTIONE DEL TERRITORIO
INTERVENTI E APPELLI
LA RETE DELLE RETI


    Apuane da Mangiare, dopo la Milano da Bere di Mauro Chessa

    Apuane: 279 modi per dire carbonato di calcio
    Da Acquabianca a Zebrino, passando per il melenso Fior di pesco, l’esoterico Grigio trambiserra, l’aristocratico Persichino della rava, l’improbabile Verde Luana. I più noti probabilmente sono il Bardiglio, il Cipollino e il Bianco, il sovrano è certamente lo Statuario.
    Sono le varietà commerciali dei marmi, secondo il Progetto Marmi Alpi Apuane, elaborato dal Centro di GeoTecnologie dell’Università di Siena per la Regione Toscana (2007). Ma negli ultimi 2 decenni si è affermata una categoria merceologica trasversale: il detrito di marmo, gli scarti di lavorazione che alimentano i ‘ravaneti’, cioè le discariche minerarie delle Apuane. Il detrito viene polverizzato in carbonato di calcio e così impiegato per la produzione di plastiche, gomme, pneumatici, isolanti, vernici, colle, carta, prodotti chimici, farmaceutici, cosmetici e nell’edilizia. Solo per l’abbattimento degli ossidi di zolfo nelle emissioni di una centrale elettrica a carbone da 1.000 Megawatt ne servono 50.000 metri cubi all’anno; 1.500 tonnellate all’anno per il dentifricio venduto in Italia; poi una quantità indefinita nei mangimi e negli alimenti. In effetti l’interesse per il carbonato di calcio nasce nei primi anni ’90, quando venne abbassato il grado di purezza di quello utilizzabile nell’industria alimentare, così rientrò nei limiti il marmo delle Apuane: si chiudeva l’era della ‘Milano da bere’ e si apriva quella delle Apuane da mangiare.

    Leggi il documento

    A Rigutino approvata una Mozione della ReTe sul fotovoltaico

    Pannelli fotovoltaici: dai campi alle officine

    Il 2010, come leggiamo in un comunicato dell’ENEL, “ha fatto registrare un
    dato record di nuovi impianti fotovoltaici in Toscana: sono oltre 4mila i nuovi impianti di privati, Enti o Pubbliche Amministrazione che Enel ha allacciato alla rete elettrica sul territorio regionale”. Nel comunicato si
    aggiunge che “per la maggior parte si tratta di impianti di taglia piccola e media dai 3 ai 20 kw, la cui quantita’ e’ pari all’87,5% del totale delle attivazioni, ma non mancano impianti di taglia maggiore, da 1 Mw o più, corrispondenti allo 0,5% come numero di allacci ma al 32% quanto a potenza installata”. Sono proprio questi maxi-impianti di pannelli a terra che preoccupano i cittadini, particolarmente in Maremma e in val di Cornia. Si tratta di impianti con un impatto paesistico disastroso, che occupano decine di ettari di suolo agricolo di pianura, per l’occasione dichiarato “di scarso pregio”.

    Per far fronte alla proliferazione del “pannello selvaggio” la Giunta Regionale ha avanzato la proposta di Deliberazione al Consiglio Regionale n.8 del 13-12-2010, che prevede di limitare la diffusione dei grandi impianti fotovoltaici (oltre i 200 kw) nelle aree agricole, favorendo quelli di piccola (da 5 a 20 kw) e media dimensione (da 20 a 200 kw). Si introduce un elenco di aree non idonee, tra cui quelle inserite nel patrimonio mondiale dell’Unesco, oppure vincolate per l’interesse naturale, culturale e panoramico, oltre a quelle vocate alla produzione di olio e vino di pregio.
    «Nessuno può dirsi contrario alle energie rinnovabili – ha detto l’assessore Marson -. Il problema è che la loro incentivazione ha mosso grandi interessi finanziari sui terreni agricoli. E allora, perché non spostare gli impianti dai campi alle officine, usando i tetti dei capannoni industriali, commerciali e i parcheggi?».

    La delibera viene ora discussa in Consiglio regionale, dopo aver provocato vivaci reazioni positive e negative, anche all’interno del fronte ambientalista: da più parti vengono avanzate proposte di emendamenti che tendono di fatto a favorire la proliferazione dei maxi-impianti a terra, in nome delle energie rinnovabili. Da parte di associazioni di categoria, come la Coldiretti, la proposta è stata accolta favorevolmente perché contrasta un processo che è stato definito di “colonizzazione” del territorio toscano da parte di imprese nazionali e internazionali.
    I partecipanti al Convegno su “Energie rinnovabili e Beni Comuni”, organizzato a Castiglion Fiorentino dal Comitato Tutela Valdichiana e dalla Rete dei comitati per la difesa del territorio, si schierano apertamente a
    favore della proposta di Delibera e chiedono al Consiglio Regionale di approvarla come primo passo verso l’introduzione di nuove regole per tutelare il territorio, in attesa che la Regione stessa definisca i criteri per il corretto inserimento paesaggistico di tutti gli impianti a energia rinnovabile, inclusi quelli eolici.

    Rigutino, 22 gennaio 2011.

    17 – 24 gennaio

    Prima Pagina
    Il Convegno del Comitato per la difesa della Val di Chiana
    A Siena la settimana delle energie rinnovabili organizzata dalla Provincia
    Crescono i consensi per la nuova disciplina del fotovoltaico
    I COMITATI
    LA GESTIONE DEL TERRITORIO
    INFRASTRUTTURE
    NEOAMBIENTALISMO